E’ siciliana l’anti-Minetti. Ma non la mettono in lista. Sconcerto nel Pdl. E non solo.

di Fernando M. Adonia – “Ah, beh… la storia è semplice…”. A raccontarla è Caterina Varchi, giovane esponente del Pdl palermitano, al Corriere della Sera:  “in Sicilia, il prossimo 28 ottobre, si vota per il rinnovo del Consiglio regionale. Poiché pagarsi la campagna elettorale per un giovane è spesso impossibile, è abitudine dei partiti valorizzare i propri giovani migliori inserendoli nei cosiddetti listini bloccati, quei listini che ti garantiscono l’elezione in caso di vittoria del tuo schieramento. E a me, ecco, avevano assicurato un posto nel listino di Nello Musumeci, il candidato a governare l’isola indicato da La Destra di Storace e appoggiato anche dal Pdl, da Pid e da Alleanza di centro. Sembrava tutto a posto, solo che venerdì, a un’ora dalla presentazione delle liste, mi dicono che sono fuori, che c’è stato un problema”.

Perché? “Pago il tentativo di ridimensionare gli ex An… C’è un progetto preciso, inutile girarci intorno”. E ancora: “davanti a realtà tragiche come quelle scoperte nel Lazio, un partito serio avrebbe dovuto dire: no, scusate, adesso le liste in Sicilia, che sono il primo appuntamento elettorale, cominciamo a farle seguendo logiche meritocratiche, dando spazio a facce pulite, a giovani che magari un bel lavoro già ce l’hanno, e che se si mettono a fare politica è solo per passione, e non per guadagnare facilmente”.

Ora, capisco che il giudizio personale di chi vi scrive possa valere zero. Ma sapere che gente come Carolina Varchi, degna del mio massimo rispetto umano e politico, sia esclusa dal listino presidenziale di Nello Musumeci, per una scelta -francamente- da “Risiko”, mi fa pensare che stiamo andando nella direzione sbagliata. Tanto da poter dire senza fraintendimenti che molte delle ragioni degli antipolitici (grillini, forconi e s-catenati) sono -scusando il gioco- ragionevoli al cento-per-cento. Il Pdl di Angelino Alfano ne dovrà trarre le  dovute conseguenze. Poiché gli elettori trarranno le loro. E cittadini -dopo il voto- le altre.

Qui non si tratta di stendere un confronto tra la Varchi e la Minetti, peraltro politicamente insostenibile. E non è solo una questione di genere o di una disputa al femminile. Lo snodo è la qualità della classe dirigente di un partito e di una nazione. Insomma, i listini bloccati in democrazia hanno una funzione specifica: garantire una presenza all’ interno delle istituzione di gente che nella vita non ha come unico obiettivo quello di chiedere voti o elargire promesse, spesso dal contenuto discutibile. Speravamo che l’epoca dei signori delle segreterie fosse destinata al tramonto. Ma non è così. In una politica sempre più alla mercé di esperti di culinaria, la spunta chi ha quel sale in più per condire la minestra. Quell’ingrediente sono i voti: non sempre criterio di bontà. E su questo dovrebbe iniziare una riflessione seria. Ma sotto elezioni, si sa, la mente dei burocrati di partito è su altre questioni. E altri numeri.

Un pensiero su “E’ siciliana l’anti-Minetti. Ma non la mettono in lista. Sconcerto nel Pdl. E non solo.

  1. Scusi ma lei non indica con chi sia stata sostituita la Varchi nel listino. Solo da quello si può capire se si tratta di una scelta basata sulla solita logica spartitoria e anti-meritocratica oppure se le è stata semplicemente preferita un’altra persona. Peraltro stiamo parlando di listino bloccato. Di solito quando si parla di “merito” in politica è usuale riferirsi a candidati che hanno consensi, se no diventa un concetto secondo il quale i miei amici hanno meriti, i miei nemici no.

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